Didattica
Il suono della chitarra
- Strumento
- Processori
- Amplificazione
- Effetti
- Tips & Tricks
- Link suggeriti
La Chitarra elettrica
- Tasti alti e stretti. Pro: facilitano i bending e l’action bassa. Contro: se si preme troppo la corda è facile generare note di intonazione crescente. Utilizzando molto gli slide, questi saranno ostacolati.
- Tasti bassi e larghi. Pro: migliorano il sustain dello strumento a ragione del più ampio punto di contatto con la corda che offrono. Contro: sono impegnativi dopo il dodicesimo tasto, specialmente per i chitarristi dalle dita grosse. Questione di spazio.
- Scala Lunga. Migliora l'apporto nei confronti del sustain, perché, essendo la corda più lunga, la massa di metallo vibrante sul pick up è maggiore (es. Fender Stratocaster, 25 e 1/2 di pollice)
- Scala Corta. Offre una distanza minore tra i capotasti, avvantaggiando così le scomode aperture necessarie per i più complessi accordi jazzistici. Per questo motivo alcune semi acustiche hanno la scala corta (es. Gibson Les Paul, 24 e 3/4 di pollice)
La paletta e le meccaniche
- Utilizzo anche la leva verso l'alto?. E' importante rendersene conto perché su moltissime chitarre non è possibile montarla.
- Che tipo di bloccaggio ha il braccio sulla piastra vibrante? Molte leve si bloccano dove le metti, altre tornano in posizione originale. La scelta dipende dalla nostra tecnica.
- Quanto tempo sono disposto a impiegare per cambiare le corde e accordare?. A seconda delle leve, per accordare si può variare da un'ora a 10 minuti. Per chi cambia le corde spesso, questo può essere un fattore importante.
- Thin. Cominciate a suonare il vostro strumento con il plettro Thin ed ascoltate attentamente il vostro suono
- Heavy. Ora rieseguite le stesse note o gli stessi accordi con il plettro Heavy: noterete che il suono sarà più fine e chiaro con il plettro Thin, rispetto a quello più grosso e scuro ottenuto col plettro Heavy
- Medium. Provate ora col plettro Medium e vi troverete in una via di mezzo
Come strumento elettrico
- Offre lo spettro di frequenza che vogliamo sentire?
- Ha potenza sufficiente per le nostre necessità senza sacrificare la risposta sugli acuti di cui abbiamo bisogno?
- Lo vogliamo passivo o attivo?
- Compressore
- Equalizzatore
- Al valore "0" corrisponde la massima opposizione (il filtro è chiuso)
- Al valore "10" corrisponde il suo disinserimento, neutralità (il filtro è aperto)
- Frequency. Permette di selezionare la frequenza che sarà successivamente tagliata o enfatizzata con il controllo Level
- Level. Permette di tagliare o enfatizzare la frequenza selezionata con il controllo Frequency
- Q. Determina quanto larga o quanto stretta dovrà essere la banda passante. Ovvero quanto influenzare la frequenza accanto a quella selezionata. Una banda passante stretta incrementa o taglia le frequenze estremamente vicine a quella selezionata: una banda passante larga influisce anche sulle frequenze accanto a quella selezionata
2) Ora, per ridurre questa fastidiosa frequenza, applichiamo dei valori negativi al controllo Level. Operazione denominata “in sottrazione”
3) Infine, regoliamo una banda passante (Q, o Bw o Bandwidth) piuttosto stretta per addomesticare la fastidiosa risonanza senza influire negativamente sul resto del suono
- Lavorare in sottrazione. Privilegiate di equalizzare in sottrazione, ovvero di attenuare delle frequenze invece che aumentarle. L'orecchio umano generalmente preferisce l’addizione perché avverte più volume, e questo illude psico-acusticamente (non a caso la musica ad alto volume coinvolge di più). Meglio fare diversi preset, sia in addizione che in sottrazione, portarli prima di tutto allo stesso volume e quindi prendere una decisione.
- Frequenti pause. Quando equalizzate effettuate frequenti pause, specialmente se state lavorando ad alto volume. Il nostro sistema uditivo si difende naturalmente dai rumori e dalle frequenze che lo disturbano diventando leggermente insensibile, sordo. E' il classico caso dove dopo un'ora di equalizzazione ininterrotta fai una pausa e quando ritorni ad ascoltare quello che hai fatto ti chiedi: "Ma come è possibile?" Semplice, non avevi le stesse orecchie!
- Funzione comparativa. Utilizzate frequentemente la funzione comparatrice (Bypass, Compare) tra il suono originale e quello equalizzato per capire che direzione state prendendo e per non allontanarvi troppo dalla versione originale.
- Rifinire sul mix. Rifinite sempre l’equalizzazione sul sound generale della band, della base o qualsiasi tipo di accompagnamento con il quale suonate. Non state ad impazzire sul suono singolo, potrebbe essere tempo sprecato. Quando sentite che è OK, passate ad altro, non cercate la perfezione. Nella maggior parte dei casi un suono fatto in casa non rende alla stessa maniera quando lo si accoppia ad altri strumenti o altri ambienti. Meglio rifinire con delle correzioni effettuate “sul posto”.
1) Agire sul Q. Settate questo controllo nella sua posizione centrale prima che tutte le altre regolazioni vengano fatte.
2) Boost del Q. Successivamente portate il controllo di Boost o Level al massimo valore. Il motivo è che stiamo cercando una frequenza ed é più facile trovarla se la sentiamo enfatizzata così tanto, anche se la soluzione finale sarà quella di eliminarla.
3) Trovare la Frequenza Giusta. Cercate con il controllo Frequency la frequenza che vi interessa.
4) Una volta trovata la frequenza applicate il Cut o Boost che desiderate con il controllo Level. Infine allargate o stringete la campana con il controllo Q (o Bandwidth o BW ecc.).
- Chitarra inscatolata. Tagliare intorno ai 200Hz
- Chitarra aspra, tagliente. Tagliate nella regione intorno agli 1kHz
- Aggiungere mordente. Cercate nella zona che va dai 1.5 kHz ai 4kHz
- Migliorare la definizione, la presenza. Lavorate dai 6kHz ai 10kHz
- Ridurre rumori e ronzii. Applicate un taglio sui 50Hz e 100Hz con un parametrico regolando una campana molto stretta
Il controllore della dinamica
- Threshold. Permette all'utilizzatore di impostare una soglia volumetrica che se viene sorpassata attiva il compressore. Esempio con valori virtuali: imposto una soglia di "50" e suono tre note con questi tre volumi: "12", "80" e "48". Il compressore "comprimerà" solo la seconda (perché è l'unica che ha sorpassato la soglia "50") e ignorerà completamente la prima e la terza. Ma quanto la comprimerà? Questo dipende dal controllo Ratio.
- Ratio. Determina il grado di compressione che il segnale riceve una volta che ha sorpassato la Soglia (Threshold). E' indicato in proporzioni. Per esempio un grado di compressione "2:1" indica che per ogni 2 db in ingresso sorpassanti la soglia, il compressore ne darà in uscita uno solo. Se il controllo di Ratio è regolato molto alto (esempio "20:1") abbiamo situazioni note come Limiting da qui il nome Compressor/limiter.
- Attack. Determina il tempo che un compressore impiega a comprimere un segnale che ha superato la Soglia.
- Release. Determina il tempo che il compressore impiega per ritornare ad una situazione neutrale una volta che il segnale è sceso sotto la Soglia.
- Chitarra Acustica. Le chitarre acustiche guadagnano un suono più denso e costante mediante l'uso del compressore, perché comprimendole, il suono delle corde gravi non sorpassa volumetricamente il suono di quelle più acute, in quanto più piccole e meno potenti. Regolando poi una velocità di attacco tra i 10 e 40 millisecondi, saremo in grado di mantenere la naturalezza dell'attacco del plettro, così tanto preziosa in fase di accompagnamento.
- Chitarra Elettrica. Sulle chitarre elettriche pulite si può avvertire il favoloso effetto che si ottiene smorzando l'attacco del plettro facendo in modo che le note stoppate o addirittura le dead notes (o muffeled) abbiano uguale volume degli accordi stessi per entrare in un groove tipico del funky.
- Con Effettistica. Effetti quali Chorus, Flanger, Phaser, Octaver o Pitch Transposer guadagnano qualitativamente molto se viene immesso loro un segnale costante e compresso e se, applicato alla distorsione, permette di ottenere feedback facilmente controllabili.
- Come Booster. Incrementando il Gain si può utilizzare il compressore come un preamplificatore. Non solo, ma, con un po' di guadagno in più, si può restituire il guadagno che si perde tra i cavi e gli effetti: un grande incremento può essere utile invece per "imballare" la nostra testata.
- Pro. Un compressore è molto utile quando applicato sui suoni puliti, soprattutto se in arpeggi o accompagnamenti Pop o Funky. Un compressore aiuta anche a mascherare i possibili difetti nella nostra tecnica. Una nota colpita con poca decisione uscirà con un volume simile a quello di una colpita troppo forte, facendo apparire il nostro modo di suonare più confidente.
- Contro. Naturalmente c'è anche un aspetto negativo da evidenziare nell'utilizzo del compressore. La compressione limita la dinamica e l'attacco. Siccome la maggior parte della personalità del nostro modo di suonare sta nella maniera in cui attacchiamo le corde e nelle dinamiche che utilizziamo, un compressore tende ad omogeneizzare il nostro tocco e quindi ad allontanare la possibilità di svilupparne uno riconoscibile.
- Incidete la stessa frase distorta 2 volte. La prima eliminando il rumore di fondo con un'unità specifica, la seconda senza nessun intervento "purificatore". Fate attenzione che le due esecuzioni siano pressoché identiche.
- Ora sottoponetele al giudizio di amici o parenti che non se ne intendano di processori, chitarre, registratori ecc...
- Combo, stack o rack?
- Preamplificatore
La pasta del suono
- Sistemi a Canali. Sono preamplificatori di concezione molto simile a quelli inglobati negli amplificatori. A seconda dei canali di cui dispongono (2, 3 o 4 generalmente), possono elaborare situazioni pulite, semi-pulite, distorte e distortissime. Ogni canale è progettato per svilupparne una in particolare. Le sonorità richiamabili in tempo reale sono naturalmente limitate al numero di questi. Il vantaggio di questi modelli rispetto a quelli MIDI - Programmabili stanno soprattutto nel prezzo e nella semplicità e resa sicura, data la scarsa possibilità di commettere errori. Ottima scelta per coloro che non necessitano di tanti suoni provenienti dal preamp e che non amano i libretti di istruzione.
- Sistemi MIDI – Programmabili. Sono preamplificatori che permettono di programmare tanti suoni diversi quanti sono i preset disponibili e di essere comandati nella maggior parte delle loro funzioni (la più semplice è il cambio del preset) mediante il MIDI, un linguaggio comune a molti strumenti musicali elettronici che permette loro di dialogare. La possibilità di avere a disposizione un vasto parco suoni è una delle maggiori potenzialità offerte. L'esempio seguente indica che nel 127mo preset è alloggiato un suono che abbiamo chiamato, per riconoscerlo, "Lead III". Questo preset differirà probabilmente dalle versioni "Lead I" e "Lead II" semplicemente perché avrà maggior volume e saturazione; ma visto che abbiamo a disposizione 127 "spazi" permettiamoci pure queste finezze. Alcuni preamplificatori MIDI - Programmabli dell'ultima generazione offrono l'opportunità di modificare in tempo reale gain, volume, equalizzazione, ecc.... Questo è possibile via MIDI tramite la funzione Continuos Controller. Se si pensa ciò che si è fatto fino ad oggi con un semplice wah-wah sotto il piede, si intuiscono subito le potenzialità di questo sistema che, alla stessa maniera, garantisce il controllo di decine e decine di parametri.
1) Overdrive. Il trucchetto sta nell'elevare il livello del segnale che entra nell'amplificatore mediante l'uso di un overdrive. Un segnale di chitarra più forte del normale avrà maggiore effetto sulla sensibilità di ingresso del preamplificatore. Considerando che nostra intenzione è quella di inviare al preamp dell'amplificatore un suono più "grande" (non più saturo, quello sarà compito dell'amplificatore), potremmo provare anche ad elevare sull'overdrive il controllo di Level piuttosto che quello di Drive (vedi figura) evitando di saturare il nostro suono-base ancora prima di essere interpretato. Un'altra bella idea per ottenere lo stesso effetto è quella di inserire un preamplificatore nella chitarra stessa. Attenzione: i preamplificatori non devono modificare il segnale quando bypassati
2) Equalizzatore. Proviamo a collegare un equalizzatore prima del preamplificatore. Mettiamolo su On ma regoliamolo in modo da essere "neutro" (sugli equalizzatori grafici basta posizionare il cursore in posizione centrale, su quelli parametrici azzerare il controllo Level). Successivamente otterremo dall'amplificatore un suono Crunch, ovvero saturo ma non troppo. Adatto alle ritmiche. Ora interveniamo sull'equalizzazione andando ad aumentare di 15db le frequenze che vanno da 500hz a 1Khz (sugli equalizzatori grafici basta "tirare su" i rispettivi cursori, su quelli parametrici portare al massimo valore positivo Level. Esempio +15). All'improvviso il nostro suono Crunch si sarà trasformato in Lead, ottimo per assoli. Proviamo l'operazione contraria sottraendo con la stessa intensità le stesse frequenze (sugli equalizzatori grafici sarà sufficiente "tirare giù" i rispettivi cursori, su quelli parametrici portare al massimo valore negativo Level. Esempio -15). All'improvviso il suono Lead si sarà trasformato in Semi Pulito, e ci si potrà quasi arpeggiare. Potenza dell'equalizzazione Pre-Saturazione!Questi erano solo esperimenti, ma se vogliamo fare goal con questo sistema, cerchiamo di localizzare le frequenze risonanti della chitarra, successivamente enfatizziamole di quanti db desideriamo: vedrete che risultati! Diversi preamplificatori stanno ormai inserendo a bordo l'Equalizzazione Pre-Saturazione. Nulla di complicato anzi, immaginate semplicemente di vedere la scatoletta equalizzatrice del precedente disegno, direttamente inserita nel preamplificatore, e quindi MIDI e programmabile. A noi apparirà soltanto sotto forma di parametri da regolare, ma il principio sarà lo stesso. Molto valida è altresì la scelta di inserire un Boost/Attenuator direttamente sulla chitarra e dedicato a specifiche frequenze. Attenzione: nell'utilizzo di questo metodo per creare più guadagno, non impiegate la stessa sensibilità in ingresso (gain) del preamplificatore che usereste normalmente, ma abbassatela leggermente.
Per il preamplificatore nulla è cambiato (eccetto che l'equalizzatore si trova fisicamente in una scatola esterna) infatti anche in questa configurazione le modifiche effettuate sull'equalizzatore influenzano direttamente lo stadio di Gain. L'equalizzazione pre-distorsione offre risultati estremamente diversi da quella post-distorsione. La differenza è paragonabile a quella che c'è tra i colpi di scalpello che intarsiano la struttura di una statua (massicci, di impostazione) e quelli che successivamente la rifiniscono (leggeri, di perfezionamento). Attenzione: gli errori di eq. pre-distorsione si pagano cari! Un esempio? Provate a chiudere il tono della vostra chitarra e a riottenere con qualsiasi artificio il suono originale: sarà impossibile. Meglio tornare indietro e capire dove si è commesso l'errore. Viceversa i risultati saranno entusiasmanti. Pure essendo un sistema potente e chitarristicamente adatto all'elaborazione del tono, pochi lo conoscono (forse perché non è presente in molti preamplificatori), meno ancora lo sfruttano.
- Gain o Drive: è responsabile della quantità di guadagno: più è alto il valore più il suono è saturo, più è basso più è pulito.
- Overdrive 1 e Overdrive 2: corrispondono a due stadi di guadagno successivi (non sempre si presentano sotto questi nomi). Il primo invia la propria uscita al secondo che, andando così in distorsione crea frequenze armoniche che rendono più denso il suono. Importante: bassi livelli di Overdrive 1 seguiti da alti livelli di Overdrive 2 producono più rumore di fondo della situazione contraria.
- Variac: Simula l'imponente saturazione raggiunta dalle valvole di un amplificatore quando è collegato a un'unità che varia il voltaggio. Il Variac è stato reso famoso da Van Halen anche se già da molto tempo lo si vedeva dietro i valvolari di molti chitarristi. Che cos'è? E' uno "scatolotto" che si collega alla presa di corrente per regolare il livello di voltaggio di qualsiasi unità collegata. Collegandogli un amplificatore valvolare e elevandogli la tensione in ingresso, si "tirerà il collo" alle valvole. Lo strumento acquista una botta sonora dirompente perché aumenta sia come potenza (20-30%) che come escursione dinamica. Chitarristicamente significa che calibrando il tocco della mano destra e controllando il volume con il potenziometro sulla chitarra, possiamo anche arpeggiare con il suono degli assoli. Tutto questo perché l'amplificatore è diventato maggiormente reattivo all'azione percussiva del plettro ed ha acquisito livelli più dinamici. Con uno strumento in queste condizioni cresce la possibilità di sviluppare un suono personale in quanto viene tradotta più fedelmente la tecnica, il tipo di attacco, le espressioni ecc. Il Variac originale ha però una grossa controindicazione: accorcia enormemente la vita delle valvole (1). Quello che si incontra in alcuni preamplificatori moderni, specialmente se a transistor, è solo una simulazione e ovviamente non crea difficoltà di questo tipo.
- Rectifier: Replica nel preamplificatore l'effetto delle valvole rettificatrici un tempo utilizzate nei finali di potenza. Il circuito controlla dinamicamente il punto di saturazione dello stadio di guadagno, pure in questo caso permette di abbassare il volume della chitarra in un suono distorto, ottenendone uno molto più pulito. Dopo anni di tentativi, più o meno riusciti, per simulare un vero e proprio suono vintage le case costruttrici hanno raggiunto risultati positivi anche reinserendo questo tipo di valvole nei circuiti dei loro finali. La leggenda narra che Van Halen avesse un tecnico dietro gli amplificatori che, indossando guanti di amianto, cambiava il set di valvole dopo un certo numero di brani eseguiti.
- Manca di definizione e chiarezza? Se abbiamo la coscienza a posto con la quantità di saturazione utilizzata proviamo ad aumentare la presenza: la sua insufficienza rende poco intelligibile il messaggio (2).
- Sentite che il suono non ha corpo o ne ha troppo? Lavorate sulle frequenze medie. Pensate in termini di ossatura di sostegno.
- Un metodo per valutare la quantità di frequenze basse? Regolate un suono distorto e suonate il MI basso stoppato con il palmo della mano destra. Non scapperanno al vostro giudizio: quelle che ci sono, usciranno tutte fuori allo sbaraglio!
- Prima di tutto regolare quello con intervento globale (Output Level) in una posizione di momentaneo compromesso come per esempio a metà corsa (ore 12). L'importante è non rimanere sui primi gradi per non correre il rischio di alzare troppo sin dall'inizio i preset singoli.
- Successivamente, elaborare i vari bilanciamenti tra suoni distorti e puliti, ritmiche e assoli, cercando di non giocarsi mai i valori massimi. Arriva sempre il momento nel quale c'è bisogno di più volume.
- Suoni puliti. Un suono pulito ha un'escursione dinamica che va da "0" a "100" (valori virtuali, inventati). Questo vuole dire che se pizzichiamo leggermente le corde potremmo anche non sentire il suono nell'insieme della band per via del volume troppo basso es. "5" (inventato). Invece, percuotendo forte arriveremmo al valore massimo assordante che manda in clip l'effettistica perché troppo potente es. "95".
- Suoni distorti. Un suono distorto si comporta molto diversamente avendo un'escursione dinamica più limitata, per esempio da "20" a "80" (altri valori virtuali). Se pizzichiamo dolcemente la corda si sentirà sempre di più di un suono clean perché parte da una soglia minima superiore ("20" anziché "0"), percuotendo forte invece non arriverà mai a "100" perché il suono si fermerà ad un limite dato dalla saturazione dei vari elementi di amplificazione della catena del pre (ad es.: "80").
- Quando si eseguono parti dinamicamente delicate, come ad esempio, gli arpeggi di accompagnamento, si corre il rischio di non essere uditi.
- Quando si eseguono ritmiche funky di una certa percussione, usciranno dei volumi impressionanti e si manderanno spesso in picco le unità successive.
- Si adotta l'utilizzo di un compressore/limiter. Questo oltre che ad essere un espediente, porta anche ad ottenere sonorità ritmiche classiche del funky o solistiche tipo "Another Brick In The Wall". (Il compressore è un altro di quelli strumenti da usare con saggezza. Lo vedremo prossimamente).
- Si controllano gli scompensi con il potenziometro del volume sulla chitarra.
- Perdita di intelligibilità personale. L'esecuzione è poco chiara
- Perdita di intelligibilità della band. Danneggiamento del mix generale
- Spersonalizzazione. Si tende ad assomigliarsi
- Evita di microfonare le proprie casse per registrare, risolvendo i problemi di volume casalingo che determinerebbe un amplificatore "tirato" al punto giusto.
- Fa risparmiare tempo e tentativi necessari per una buona microfonatura.
- il suo cachet
- Quello che dovranno pagare allo studio per il tempo da lui impiegato nella sessione.
- I pedali sono studiati per lavorare con segnali di basso livello
- Le unità a rack, nella maggior parte dei casi, con dei segnali di livello più alto detti di linea (a meno che non dispongano della selezione per lavorare anche con segnali di basso livello).
- Se sono presenti due Send/Return in un pre significa che a uno vanno collegati i pedali (segnali di basso livello es. -10db) e all'altro le unità a rack (segnali di linea es. +4db). Il Send/Return a basso livello è generalmente inserito prima dei controlli di equalizzazione, questi ultimi quindi agiranno sul processore che sarà collegato. Se ad esempio collegheremo un compressore saremo in grado di restituire i toni alterati dall'effetto di compressione stesso perché l'equalizzazione è posta dopo il Send/Return.
- Se avete un solo ingresso probabilmente a fianco disporrete di un pulsantino che ha il compito di regolarizzare questo rapporto. Noterete anche due valori, uno minore e l'altro maggiore, (es.: -10db/+4db). Utilizzate il primo per i pedalini e il secondo per le unità a rack.
- Se disponete di un potenziometro per la regolazione della mandata effetti, ancora meglio (visto che non tutti i processori lavorano a -10db o a +4db) con questo potrete eseguire una ricerca fine, senza discostarsi troppo dai parametri che restano sempre standard.
- Parallelo. Il Send/Return parallelo divide in due il segnale del pre-amp, trattiene quello diretto nell'amplificatore e attraverso il send ne invia uno parallelo al processore esterno. Questo, dopo averlo elaborato, lo rispedisce nel return dove viene missato da un apposito controllo (Mix, Effect, ecc....) con quello originale. Importante: bisogna far tornare nel preamplificatore il solo segnale effettato. Azzeriamo sul processore esterno il segnale diretto (Dry), poiché il bilanciamento deve avvenire all'interno del preamplificatore dove è già presente un segnale Dry. E' inutile farne quindi arrivare un altro.
- Serie. Il Send/Return in serie invia l'intero segnale del preamplificatore al processore esterno. Da qui, dopo essere stato integralmente processato, rientra.A differenza del sistema parallelo, il bilanciamento Dry/Effect in questo caso avviene nel processore esterno. E lì che si decide la porzione di suono originale e processato.
- Processori. Sono quelli che processano l'intero segnale. Distorsori, Compressori, Limiters, Equalizzatori grafici e parametrici, ecc. Per essi è consigliato il collegamento in serie o tra chitarra e amplificatore. Essi generano l'effetto lavorando in tempo reale.
- Effetti. Sono quelli che mixano una porzione di segnale trattato a quello originale. (Non processano l'intero segnale).Delay, Riverberi, Chorus, Flanger, Pitch Transposer, ecc.... Per essi è consigliato il collegamento in parallelo. Essi generano l'effetto basandosi su circuiti di tempo di ritardo.
- Preamplificatore (preamp)
- Finale di potenza (power amp)
- Altoparlante (speaker)
- Semplicità e praticità: Si collega la spina, si accende e si inserisce il jack. Suona subito e bene!
- Trasportabilità: Se potente e valvolare è molto faticoso portarselo in giro.
- In caso di riparazione occorre rinunciare all'intero sistema, rimanendo così bloccati senza amplificatore.
- Essendo un sistema mono (sono rari i combos stereo) non permette di sfruttare la stereofonia dell'effettistica.
- Protezione. Protezione dei componenti delicati (es. valvole) dalle vibrazioni distruttive degli speakers e viceversa: protezione degli speakers dal calore emanato dalla sezione amplificatrice (pre+finale).
- Rendimento. Superiore rendimento degli speaker. Essendo racchiusi in una cassa a parte (cabinet), questa viene appositamente progettata e realizzata per massimizzare il loro operato.
- Costo. A parità di caratteristiche con il modello Combo, lo Stack costa di più.
- Trasportabilità. Dipende tutto dalla dimensione della cassa abbinata. Generalmente i Testata e Cassa vengono accoppiati a delle 4x12" (con 4 coni da 12 pollici l'uno) che, a discapito dei numerosi vantaggi hanno un "contro" per molti chitarristi definitivo: sono ingombranti e pesanti.
- Non stereo. Essendo un sistema mono (sono rari i Testata e Cassa stereo) non permette di sfruttare la stereofonia dell'effettistica.
Rack
- Potere processuale. Ogni unità e specificamente disegnata per uno scopo, e di conseguenza tutto il potere processuale concentrato in essa è rivolto ad assolverlo. Esiste un elemento dedicato alla preamplificazione, un altro alla compressione, all'equalizzazione, al riverbero, al delay, ecc..
- Controllo sonoro. L'efficacia di cui abbiamo appena parlato, associata alla programmabilità e al M.I.D.I., ormai disponibili su quasi tutte queste apparecchiature, rende il sistema modulare ricco di illimitate possibilità sonore.
- Flessibilità. E' possibile abbinare elementi di diverse case costruttrici, anche della stessa natura (es. due preamplificatori diversi, uno a valvole e uno a transistor, due unità di ritardo: una digitale e una analogica, ecc...).
- Intercambiabilità. Supponete di essere così scontenti del vostro preamplificatore che avete deciso di cambiarlo. In un sistema a rack ci sarà una semplice operazione di sostituzione, e se lo desiderate potrete rivendere quello sostituito. Cosa fareste con un Combo o con una Testata e Cassa? Entrereste con il nuovo preamplificatore dall'ingresso Return? Non è sempre la cosa migliore. In più ne avreste un altro, quello vecchio, inutilizzato e invendibile che siete costretti a portarvi dietro. E se un giorno deciderete di sostituire anche il finale? Utilizzerete l'ampli solo per l'altoparlante? Non penso sia utile portarvi dietro un combo da 100 watt solo per lo speaker che monta. Questi moduli sono costosi, è vero, ma nel tempo possono trasformarsi in un vero e proprio investimento.
- Stereo. I finali di potenza impiegati nei sistemi a rack sono stereo, perciò è possibile sfruttare al meglio l'effettistica (chorus, delay, riverberi, ecc...).
- Complessità. Ottenere buoni risultati da un sistema a rack non è facile e richiede studio e applicazione. Spendere molto non è garanzia di buoni risultati soprattutto se poi non si sa dove mettere le mani. Tra l'altro i processori più costosi, proprio perché molto potenti, sono in grado di generare anche i suoni più brutti. Suona molto meglio un combo da 1.000.000 di lire, nel cui interno tutti i componenti sono ottimizzati per lavorare tra loro, che un rack da 20.000.000 di lire mal programmato o scorrettamente interfacciato. E' scontato che anche il più esperto dei programmatori commette degli errori se non si legge e rilegge i vari manuali di istruzione.
- Costo accessori. Flight case, cavi audio, cavi M.I.D.I., cavi alimentazione, cavi cassa, pedaliera, ecc.... E' un errore comune sottovalutare questa spesa che tra l'altro aumenta maggiori sono le dimensioni del sistema utilizzato. Questi sono accessori per modo di dire perché è assurdo farne a meno! Non è saggio trasportare le unità a rack in borse e collegarle ogni volta che si deve suonare oppure, utilizzare cavi per chitarra per collegare le casse o non utilizzare il M.I.D.I. e cambiare i preset con le dita eccetera eccetera ..., eppure molti lo fanno!
Conclusioni
- Lavorerà con pochi suoni di base
- Utilizzerà l'effettistica in mono
- La media potenza è sufficiente nelle sale prove, negli studi di registrazione e sui palchi di media grandezza
- E' molto delicato. Specialmente se valvolare e potente (50-100w) non sarà facile né da trasportare, né da maneggiare. I maggiori rischi di rottura di un amplificatore a valvole si verificano negli spostamenti, specialmente quando questi sono ancora caldi. Evitate di muoverli subito dopo avere finito di suonare e attendete semplicemente qualche minuto affinché si raffreddino.
- Lavorerà con pochi suoni di base
- Utilizzerà tutta l'effettistica in mono
- Spenderà di più rispetto allo stesso modello in versione combo
- Dovrà applicarsi un po' di più per ottenere il meglio dal sistema, altrimenti è sempre meglio un buon Testata e Cassa che offre risultati professionali anche a chi non se ne intende e ha poca voglia di leggere i manuali di istruzione.
- La spesa iniziale sarà superiore a quella dei due precedenti sistemi, sia per il costo dei moduli che per quello degli accessori, ma si trasformerà in risparmio e investimento nel tempo, specialmente se si effettueranno modifiche e sostituzioni.
- Chorus
- Delay
- Pitch Transposer
- Riverbero
Il principale effetto di modulazione
- Tempo. Mancanza di sincrono perfetto e assoluto fra tutte le corde che risuonano.
- Intonazione. Mancanza di intonazione perfetta e assoluta fra tutte le corde che risuonano.
- Depth: regola l’intensità dell’effetto. Se vogliamo sentire molto Chorus la porteremo ai valori massimi, se molto poco ai valori minimi
- Rate: controlla la velocità di queste “stonature e sfasature ritmiche” (tecnicamente dette “cicli” del chorus). Vanno da molto lenta a molto veloce (quest’ultima meno utilizzata). La regolazione di “rate” più frequentemente utilizzata è “lenta ma non troppo”, quindi qualche ciclo in più del valore minimo.
- Arpeggi. La situazione che lo vede più utilizzato è negli arpeggi o negli accompagnamenti di una chitarra elettrica con suono pulito. In molti generi musicali una chitarra elettrica pulita suona “poco”, meglio diluirla con un po’ di Chorus.
- Abbinamento storico. Posizione 2 o 4 dell’interruttore sulle chitarre a tre magneti (o quella centrale in quelle a due magneti) + compressore + chorus + delay + riverbero.Potrete utilizzare ogni volta che vorrete la combinazione appena descritta per gli arpeggi: è diventata uno standard ormai. Rendimento garantito! E’ il classico caso in cui l’effetto fa musica.
- Accompagnamenti “tappeto”. Il chorus addolcisce e amalgama, soprattutto i suoni distorti. Sviluppa un suono più largo e meno aggressivo, ottimo per quelle parti che non devono necessariamente uscire dal mix come un cazzottone, ma creare un impasto morbido (magari con le tastiere) e una base “larga” sulla quale appoggiare le note del canto. Generalmente, per questo scopo, viene regolato con una discreta intensità (Depth piuttosto alto) e una velocità di rotazione uguale o più bassa di quella utilizzata per i suoni puliti (Rate piuttosto basso).
- Assoli. Forse tutti non sanno che il chorus può essere utilizzato anche sugli assoli, sia distorti che puliti (vedi Satriani o Andy Summers).
- Ritmiche funky. E che dire dell’impiego sulle ritmiche funky? Sia negli accompagnamenti ad accordi, che quelli a nota singola classici di questo genere, il chorus è perfetto.
- Chitarre acustiche. Il chorus arricchisce. Le chitarre acustiche ne beneficiano enormemente, specialmente quelle a 6 corde che così si avvicinano alla ricchezza sonora di una 12 corde. Nelle vostre diteggiature tenete sempre presente che più le corde hanno la possibilità di vibrare e maggiore è il beneficio apportato dal chorus. Ecco perché le parti di chitarra con corde a vuoto rendono particolarmente bene.
- Abbiamo chiesto al Chorus di creare una copia della nostra chitarra e spostarla totalmente a sinistra e a destra (Vedi regolazione n. 1 e regolazione n. 2)
- Abbiamo impostato diversi valori di Rate per marcare l’effetto (Vedi regolazione n. 3 e n. 4)
- Abbiamo impostato le risposte di ritardo (28 ms e 32 ms), ricreando la condizione di leggero “ritardo umano” che danno una certa grossezza al suono (Vedi regolazione n. 5 e n. 6)
- Power Chords (es. LA5)
- Quarta sospesa (es. LAsus4)
- Seconda sospesa (es. LAsus2)
- Sesta con quarta sospesa (es. LA6sus4)
- Settima con quarta sospesa (7thsus4)
Le magiche ripetizioni
- Delay time. Regola il tempo che intercorre tra una ripetizione e l'altra.
- Feedback. Regola il numero delle ripetizioni
- Level. Regola il volume delle ripetizioni dell'eco
- Modulation. Applica con più o meno intensità una modulazione nelle ripetizioni
- Rate. Regola la velocità di queste modulazionei applicate alle ripetizioni
Iniziamo a metterci le mani sopra
- Regoliamo un ritardo di circa 100 ms. Il tempo di ritardo è comunque soggetto al nostro gusto. Ricordiamo però che più è largo, meno movimento ritmico veloce potremo eseguire, altrimenti sporcheremo tutto.
- "Stoniamo" questo ritardo con il controllo Modulation.
- Per un maggiore effetto stereo, separiamo completamente i segnali con il controllo panoramico.
- Output. Se l'unita di delay viene inserita in un sistema a rack o in un Send/Return utilizzate il settaggio +4 db o la regolazione più alta delle due a disposizione. Se vi collegate con la chitarra e poi entrate nell'amplificatore utilizzate "-10 db" o comunque la regolazione più bassa delle due a disposizione.
- Send return parallelo. Inserite l'unità che genera delay in una mandata e ritorno effetti in parallelo: il suono originale deve arrivare all'uscita senza essere convertito in digitale. All'uscita poi, verrà mixato con quello effettato. Tutto questo una mandata/ritorno effetti in serie non lo può fare.
- Meno è meglio. A meno che non ricerchiate effetti speciali. Meno ripetizioni utilizzerete, meglio sarà per l'intelligibilità sonora. L'eco impasta ed é bello per questo, ma un abuso lo rende confusionario.
- Suoni dry. Evitate di fare i suoni del vostro preamplificatore con il delay inserito: ... e comunque con l'effettistica in generale. Confonde e non fa vedere le cose esattamente come stanno.
- Non chiedere miracoli. Non chiedete miracoli all'effettistica: è come un bel vestito, può far apparire migliori, ma non fare miracoli. Alla stessa maniera gli effetti miglioreranno sicuramente il suono, ma se questo non funziona di base (nel Pre ad esempio), continuerà a non soddisfarvi.
- Assoli sì, ritmiche meno. Privilegiatelo sugli assoli piuttosto che sulle ritmiche, ma se lo utilizzerete su queste cercate di sincronizzarlo con il beat!
- Formula per mettere il delay a tempo con i BPM. 60.000 : BPM (della canzone) = singola ripetizione sui quarti. Se intende fargli battere gli ottavi dividerete ulteriormente per due; le metà, moltiplicherete per due e via di seguito.
L’Effetto che traspone le melodie
- Il DO sarà armonizzato con un mi = corretto
- Il MI con un sol# = sbagliato. In DO maggiore non esiste il sol# ma il sol e sta ad una terza minore dal MI, non ad una terza maggiore, ma il Pitch Transposer non è un Harmonizer.
- Il LA con un do# = sbagliato. In DO maggiore non esiste il do# ma il do e sta ad una terza minore dal LA, non ad una terza maggiore.
- X dovrà cantare la melodia principale (controllo Pitch neutro, nessuna trasposizione), dovrà mettersi in posizione centrale (controllo Pan neutro), e dovrà cantare molto forte (controllo Level alto; è ovvio che questo sarà il nostro segnale originale).
- Ad Y diremo invece di mettersi sulla destra (Pan +15), di cantare la terza maggiore (Pitch "+4"), e di non urlare poiché dovrà rimanere di sottofondo (level basso).
- A Z diremo infine di cantare una ottva sotto (Pitch -12), di ripetere il tutto un quarto dopo (Delay ad es. 250 ms) e di collocarsi in fondo a sinistra (Pan - 50).
- Pitch: +12 (visto che il valore si esprime in semitoni +12 equivale a dire 12 semitoni sopra = un'ottava sopra)
- Fine: Neutro o leggermente calante o crescente
- Level: un poco sotto il volume della voce originale (comunque questione di gusti)
- Delay (se vogliamo inserirlo): se l'assolo è veloce deve essere stretto (da 18ms a 40ms circa), se è lento può essere più largo (da 30ms a 80ms circa). Teniamo presente che più il suono trasposto è allontanato dalla sua versione originale, più sarà distinguibile. Di conseguenza potremo trovarci a dover ridurre ulteriormente il suo Level perché si sente troppo.
- Pitch: -12 (-12 semitoni = un'ottava sotto)
- Fine: Neutro o leggermente calante o crescente
- Level: un poco sotto il volume della voce originale (e comunque questione di gusti)
- Delay (nel caso lo vogliate inserire): se l'assolo è veloce deve essere stretto (da 18ms a 40ms circa) se è lento può essere più largo (da 30ms a 80ms circa). Teniamo presente che più il suono trasposto è allontanato dalla sua versione originale, più sarà distinguibile. Di conseguenza potremo trovarci a dover ridurre ulteriormente il suo Level perché si sente troppo.
- Pitch: -24 (-24 semitoni = due ottave sotto)
- Fine: Neutro
- Level: un poco sotto il volume della voce originale (comunque questione di gusti)
- Delay: neutro o strettissimo
Esercizio: Toccata e Fuga in D minore (J.S. Bach)
- Regoliamo la prima trasposizione a -12 (un'ottava sotto), la seconda a -24 (due ottave sotto)
- Impostiamo il medesimo volume del suono originale
- Panpottiamole a piacere, l'una a destre e l'altra a sinistra
- Aggiungiamo, infine, un lungo, luuungo riverbero. Un Cathedral è perfetto...
- Pitch 1 = -12, Panpot Left e volume uguale a quello della chitarra
- Pitch 2 = -24, Panpot Right e volume uguale a quello della chitarra
- Reverb = Cathedral: dovrà assomigliare a quello di una chiesa.
- Presenza di un pedale superiore all'inizio dell'esercizio
- Intervalli all'inizio, e arpeggi di accordi successivamente, nello sviluppo
- Attenzione alla quadratura ritmica. Non trattandosi di una esecuzione veloce e, se non si è padroni di un buon tapping, eseguiremo le figure ritmiche scostanti. E' molto facile.
- La sonorità è particolare, la chitarra prende un altro suono. Si tratta di un ulteriore colore sulla tavolozza del pittore!
- E' possibile con essa eseguire successioni di intervalli impossibili con la tecnica tradizionale. Frasi che altrimenti dovremmo lasciare ad altri strumenti ...
- E' possibile suonare molto veloce ed eseguire parti virtuosistiche di organo, arpa, sax ... impossibili da ottenere con la tecnica a plettro o con il semplice legato
- E' una tecnica che sposta al di là i limiti del nostro strumento.
- Silenziare le corde che non hanno il compito di suonare
- Fare attenzione all'esecuzione di precise divisioni ritmiche
- Mantenere lo stesso volume per ciascuna nota suonata
- Conferire la pressione dell’hammer con la forza del dito e non con quella del polso della mano destra o del braccio
- Esercitarsi tanto con i suoni distorti che con quelli puliti
- Cominciare sempre molto lentamente
- Processori che generano l’effetto lavorando in tempo reale. Distorsori, Compressori, Limiters, Equalizzatori grafici e parametrici … questi processano l’interno segnale. Consigliato il collegamento in serie o tra chitarra e amplificatore.
- Processori che generano l’effetto basandosi su circuiti con tempo di ritardo. Delay, Riverberi, Chorus, Flanger, Pitch Transposer, … questi mixano una porzione di segnale trattato con quello originale. Non processano l'intero segnale. Consigliato il collegamento in parallelo.
- Far correre un’uscita del pre direttamente al finale.
- Far passare l’altra uscita attraverso l’effetto, uscire dall’effetto e entrare nel finale solo con il segnale Dry.
- Ascoltare i due canali, assicurandosi che suonino ESATTAMENTE identici.
Quindi, se disponete di una unità effetti con funzioni di Mixer che ha passato la vostra prova del 9, non collegarla alla mandata e ritorno effetti, ma in cascata. Il potenziometro dell’Output dell’effetto diventerà il Master Volume con il quale potrete controllare il volume generale di tutto il sistema di mandare al finale.E’ quello sul quale andrete ad agire quando dovrete alzare o abbassare il volume.
- Chitarra Rhythm and Blues: ambiente piccolo e decadimento breve, brillante (small, bright, short decay).
- Chitarra ritmica elettrica e chitarra ritmica acustica: ambiente medio, decadimento medio-breve (medium, short-medium decay).
- Chitarra elettrica e acustica solista: ambiente grande, decadimento medio-lungo (large, medium-long decay)
- Costruirsi il toccopersonale
- 5W che spingonocome 100
- Cablare il rack
- Sceglierel'amplificazione
- Triamplificare ilsistema
- Non venire fraintesi e quindi vanificare l'obiettivo di questo libro!
- Renderci utili evitando il rischio di diventarti antipatici!
- Il plettro
- La scalatura delle corde
- L'action
- L'inclinazione con la quale la mano destra percuote le corde
- L'altezza della tracolla
- Studia la strumentazione: per regolarla a servizio del tuo modo di suonare (ciò di cui si occupa questo libro)
- Studia il tocco: tecnica, attacco, vibrati bending, dinamiche (ciò di cui si occuperanno i miei prossimi libri).
- Materiale: metacarbonato per un suono che non deve essere caldo e rotondo ma secco e definito. A me non piace il suono caldo e rotondo. Sono fatto così, non significa che ho ragione. E' questione di gusto.
- Dimensione: negli assoli ho scelto di utilizzare plettri heavy perché voglio che la forza che imprimo sulle corde arrivi tutta a destinazione. Un plettro di calibro “medium” si fletterebbe trasmettendo solo il 50% di quello che imprimo. Nelle ritmiche utilizzo i medium perché è necessario che questo si fletta permettendomi di bilanciare il volume di più corde suonate contemporaneamente.
- Punta: utilizzo plettri con tanta punta, perché sento che mi aiuta nella velocità. Questo non significa che ci vuole la punta per andare veloci! Per il mio modo di suonare, per la mia impostazione definitasi in questi anni, sì! E per la tua?
- CORDE: 009-046 o 009-042
- Action: molto alta. Ho una pennata pesante. Se l'action fosse bassa le corde sbatterebbero sulla tastiera e perderei sustain ... perché la corda morirebbe sulla tastiera. Il suono viene sempre prima. Andrò meno veloce, ma avrò un buon suono. Attenzione alle corde basse, quando la corda frusta sulla tastiera questo significa che deve essere alzata! Se i bending si stoppano quando tiri la corda, è meglio alzare l'action. Ma così non riescono i legati! Chi se ne frega dei legati se il suono fa schifo! Quando avrai tempo, studierai di più la tecnica, ma ora non cadere nella trappola psicologica dell'action bassa pro-velocità: è un buco nero dal quale è difficile uscire. Si resta intrappolati!!!
- Larry Carlton. Guitar Player, maggio 1977 e giugno 1989
- Pickup. Li provo su altri modelli e li monto sulle mie chitarre
- Preamplificatore: regolo poca saturazione. Preferisco i suoni dinamici piuttosto che quelli compressi. Un eventuale aumento di saturazione lo ottengo con un booster, non con un distorsore.
- Finale di potenza: modalità Pentode. Low Damping.
- Studio cercando di calibrare l’attacco della mano destra in funzione di un suono che ho pensato (prima penso un suono e poi cerco di realizzarlo). Per quanto riguarda la sinistra mi sono premurato di approfondire il vibrato, in particolare di metterlo a tempo con qualsiasi divisione ritmica. Mentre studio mi dico: ora suono incazzato, ora melanconico, e cerco di realizzarlo. Alle volte penso ad una fotografia, alle volte ad una persona, alle volte mi abbandono ad uno stato d’animo vissuto precedentemente. Tutto serve. Oppure mi pongo dei limiti (porsi dei limiti è una fonte di creatività inesauribile) tipo: non suonare più di una nota ogni tre secondi, oppure non suonare improvvisando sul numero di beat che estraggo a caso da un vasetto (es. se esce 1 e 4 non potrò suonare sul primo e sul quarto quarto). Ecc…
- Picchio forte. Molto forte sulle corde. Stringo il plettro negli assoli e lo tengo un poco più libero nelle ritmiche. Cambio impostazione e modo di tenere il plettro a seconda del suono che voglio.
- Studio la maggior parte del tempo a velocità ridotta (dai 40 agli 80 BPM, se si tratta di sedicesimi scendo anche a 25-30 BPM) e mi sfido a suonare con la stessa enfasi che applicherei a velocità normale, senza concedermi imprecisioni (che comunque accadono) anche se il brano è rallentato a 40 BPM di metronomo.
Regole per combattere usura e imprevisto e favorire un funzionamento migliore
- L'usura è una brutta bestia che avanza molto, molto lentamente. Tanto lentamente che spesso te ne accorgi solo quando è arrivata a destinazione! E purtroppo è già tardi. Le condizioni climatiche, i micro-traumi, il funzionamento stesso, contribuiscono all'invecchiamento costante della nostra strumentazione. Evitarla è impossibile, limitarla è molto più semplice.
- L'imprevisto capita sempre quando meno te lo aspetti. Prima o durante un concerto, ad una audizione, ad una session. E' necessario prendere tante precauzioni e, nella migliore delle ipotesi adottare una soluzione laterale (un rack di riserva, un piccolo combo, un multieffetto).
SI
- Bloccare/fissare gli adattatori. Fatelo con velcro, nastro adesivo, viti...., ma fatelo!
Trovate il metodo che preferite ma non sottovalutate questo aspetto principalmente per due motivi: 1) Un alimentatore che "balla" nel rack provoca danni agli spinotti, alle valvole esposte e a se stesso. 2) Un alimentatore che "balla" nella sua multipresa fa andare e venire la corrente. Anche in concerto purtroppo! Se poi il rack è posto sulle casse e il volume è alto, le vibrazioni favoriranno l'incidente. Le cadute di tensione improvvise (o addirittura lo spegnimento irregolare della corrente) possono far saltare i canali Midi, i preset e quant'altro. Non vale la pena di correre il rischio.
- Fissare una multipresa nel rack ... alla quale collegherete tutti gli strumenti. Basterà collegare una spina e sarete pronti! Non dipenderete da nessuno e ne guadagnerete in immagine nei confronti del fonico che spesso impazzisce a cercare prolunghe per chi non è indipendente. Possibilmente realizzatela/aquistatela con un cavo lungo. Capita spesso che la fonte di alimentazione non sia vicina.
- Accertarsi che non ci sia "gioco" nelle prese di corrente della multipresa.Non solo l'alimentatore, ma anche le prese devono essere meccanicamente sicure. Non risparmiate. Scegliete il meglio se possibile.
- Bloccare, fissare, i cavi nel rack con velcro, passafili, ecc... Un cavetto bloccato dura di più perché nulla fa gioco sul suo spinotto, sulle sue saldature, nulla distende le sue maglie. Nella maggior parte dei casi in cui qualcosa non funziona in un rack chitarristico, il motivo sta nei collegamenti (o nelle valvole). Poi si diventa pazzi nel cercare quale sia il cavo che non funziona, soprattutto se non è rotto completamente. Con i cavi non si scherza. Attenzione a come li arrotolate. Sappiate che esiste una tecnica, purtroppo veramente difficile da spiegare sulla carta. Chiedete ad un fonico esperto di mostrarvela perché influisce veramente tanto sulla loro durata.
- Non collegare più di tre unita Midi in catena ... se non con l'ausilio di un'unita specifica (MIDI Merge). Il motivo sta nel fatto che il segnale MIDI ha un limite di trasmissione "sicura" di tre unità. Senza un MIDI Merge non è garantito che dalla quarta in poi arrivino dati corretti. Esempio: potrebbe succedere che le prime tre unità vadano sul preset giusto, mentre la quarta, invece, non cambi.
- Lasciare uno spazio vuoto tra le unità che si surriscaldano molto.Il caldo accelera enormemente il processo di usura, contribuisce quello di rottura e causa quello di scioglimento. I finali o pre valvolari scaldano molta aria. Questa deve circolare per non essere riscaldata ulteriormente. Il rischio è quello di danneggiare le unità posizionate sopra o sotto e, soprattutto, l'unità stessa. Questo spazio vuoto, tra l'altro, può tornare utile per sistemarci cavi, oggettini, cose varie, che però non dovranno assolutamente "ballare".
- Utilizzare cavi più corti possibile e di qualità. Il cavo oppone una leggerissima resistenza al suono che gli viaggia attraverso degradandolo nella sua lunghezza. Pensate a quanta strada deve fare il segnale (anche dentro i processori stessi) prima di arrivare all'altoparlante. Ricordate che non tutto il segnale che parte arriva: una piccola parte si disperde, soprattutto nei cavi. Per avere un'idea provate a collegare una chitarra passiva con un cavo molto, molto lungo e poi paragonate lo stesso suono con un cavo corto. E' probabile che molto dipenderà dalla strumentazione e che noterete una leggerissima differenza nelle frequenze acute (maggiori nel cavo corto). Se passibile, preferite i cavi con i contatti placcati oro.
- Utilizzare mobili rack rinforzati (uso domestico escluso). Soprattutto se avete finali valvolari pesanti, un rack rinforzato si rivelerà una spesa ben fatta e che dura nel tempo. Un bel rack è dotato di chiusure a farfalla che non sporgono se spinte verso l'interno: quindi, non sono contundenti e nessuno le romperà caricandoti il rack con fretta. Il legno deve essere abbastanza spesso e robusto.Una considerazione da fare sempre è quella di pensare che non sarai sempre tu a caricare e scaricare il tuo rack. Conviene fidarsi, o è meglio cercare di prevedere l'imprevisto acquistando un buon mobile?
- Utilizzare ruote con il freno. Soprattutto se il rack è grosso/pesante/alto, lo doterete di ruote. Se questo rack è destinato a viaggiare in un furgone, o comunque non con voi, è meglio essere sicuri che non si muoverà. Un rack da 40 kg prende urti da 40 kg! E poi ricordate che le ruote piccole trasmettono alla strumentazione traumi più grossi. Preferite quindi ruote grandi. Un'altra grossa certezza sta nel sapere che il rack non si muove sul palco. Soprattutto su quelli dei teatri realizzati per la maggior parte in discesa per esigenze scenografiche!
- Utilizzare rondelle di plastica collocate dopo le viti per evitare contatti di massa.
- Assicurarsi che i trasmettitori possano distendere completamente le antenne. Le unità accanto al trasmettitore non devono impedire la completa distensione delle antenne. Talvolta si pensa sia il luogo o le interferenze presenti a ridurre la portata del trasmettitore in una data località, mentre spesso è semplicemente una questione di antenne non completamente distese.
- Far correre separatamente i cavi audio e MIDI da quelli di alimentazione. Meglio ancora se da due lati opposti del rack.
- Non arrotolare/scocciare su se stessi i cavi di alimentazione. Meglio tagliarli alla lunghezza giusta. Attenzione: sappiate però che il cavo tagliato risulterà probabilmente corto per una nuova postazione.
- Utilizzare tutte le 4 viti per montare le unità. Soprattutto se l'unità è pesante, il pannello frontale tenderà a deformarsi nel tempo o semplicemente a "ballare". Nulla deve mai ballare!
NO
- Non utilizzare cavi per chitarra per collegare le casse. Oppongono troppa resistenza al segnale facendo spingere molto il finale che si "spomperà" molto prima. In pratica, è come accelerare il processo di invecchiamento dello strumento.
- Non utilizzare cavi-cassa per collegare la chitarra all'amplificatore. Come accorgersi che un cavo è un cavo-cassa? Basta svitare lo spinotto e vedere se ha la maglia (quella tutta intrecciata). Se non l'ha è un cavo cassa.
- Nella maggior parte dei casi, quando qualcosa non funziona in un rack chitarristico, la causa risiede nei cavi o nelle valvole.
- Se possibile, acquistate un rack sospeso (uno sospeso dentro l'altro). Sono costosi, ma estremamente sicuri. Un'altra buona idea (poco estetica ma vi assicuro funzionale) è quella di rivestire totalmente l'esterno del mobile con gomma piuma adesiva molto spessa. Ogni volta che lo appoggerete, questa assorbirà una grossa parte dei micro-traumi.
- Se possibile, cercate di acquistare un unità che pulisce/fornisce la corrente nel rack. Eviterete ronzii, alimentatori e manterrete ordine all'interno.
- Non spostate la strumentazione valvolare quando è ancora calda. Attendete almeno 10 minuti.
- E' difficile che qualcun altro avrà più cura di te nello spostare la tua strumentazione.
- Di notte, dopo un concerto, o di giorno dopo 5 ore di prove col tuo gruppo, si è stanchi. La stanchezza inibisce la cura e la delicatezza nel trattare la strumentazione.
- Rock: molto potenti. Passano da una nitidezza cristallina alla distorsione più ululante. Con altoparlanti "infedeli".
- Country: con acuti pesanti e medie percussive (cioè amplificatori simili a quelli rocchettari, ma senza saturazione). Con altoparlanti "fedeli".
- Jazz: non aggiungono colorazione tonale al suono, sono cioè neutri. E' per questo che molti jazzisti preferiscono i sistemi totalmente a transistor.
- quanto "pesta duro" il nostro batterista.
- quanto lontano dall'amplificatore intendiamo suonare.
- Prendete un ampli, regolate un suono pulito e alzate il volume fino a quando questo accenna a saturare. Quando satura, abbassate il volume al valore appena inferiore, fino a farlo tornare pulito.
- Dite al vostro batterista di suonare, con il tiro e la grinta giusta, un brano nel quale utilizzate il suono pulito appena accennato.
- Il vostro volume è correttamente bilanciato con quello della batteria. Siatene fieri: state sfruttando al massimo il vostro finale di potenza!
- Il vostro volume è superiore a quello del batterista. Se la differenza è minima siete ancora nella norma, ma se siete costretti ad abbassare il volume, significa che il vostro ampli è troppo potente e come tale non è sfruttato al massimo perché lavora sotto-potenza. Un "attenuatore di potenza" potrebbe risolvere la situazione egregiamente. Potrete così mettere a "manetta" il volume dell'ampli facendo uscire ad esempio solo 10 watt che avranno però il tiro impressionante della vostra testata regolata ai massimi regimi.
- Il vostro volume è inferiore a quello del batterista. Se la differenza è minima e non ne soffrite allora tutto è o.k., se invece l'amplificatore è poco potente, penserete magari in futuro di sostituirlo. Nel frattempo potete aiutarvi con un buon monitoraggio, senza fare l'errore di alzare ulteriormente il volume perché nella maggior parte dei casi non raggiungereste ugualmente quello del batterista. Inoltre ne uscirebbe un suono orribile in quanto lavorerete in sovrapotenza e il vostro finale andrà troppo spesso in Overload.
- Costa di più
- Pesa di più
- Occupa più spazio
- E' più delicato
- Richiede spese di manutenzione (cambio valvole).
- Collega il finale normalmente alle casse affinché garantisca il tuo suono puro.
- Collega l'uscita Slave o Line Output dal finale all'effettistica (se il tuo finale non dispone di questa uscita non puoi triamplificare). Ora esci dall'effettistica e vai in un altro finale collegato ad altre due casse.
- Rispondiamo entro 3 squilli
- WiFi gratis per gli iscritti RGA
- RGA care Proteggi la tua istruzione
-
Orari
Segreteria:
Lun-Ven 10-18
(orario continuato) Lezioni: Lun-Ven 9-22
Sab 9-18 - FAQ Domande frequenti
- Sconti per gli iscritti
Rock Guitar Academy
Via Ponte Seveso, 27 - 20125 Milano
tel 02 36.52.56.32
fax 02 36.52.57.05
Infoline 331 59.58.216
Rock Guitar Academy srl - partita IVA: 06559790966 - sede legale: Via Ponte Seveso 27 - Milano
capitale sociale: 10.000 € - REA: MI - 1900428 CCIAA: PRA/151235/2009/CMIAUTO
Tutto il materiale presente su questo sito (testi, foto e marchi registrati) è tutelato dalla legge sul copyright che ne vieta quindi la duplicazione
e la divulgazione anche parziale senza esplicita autorizzazione. Politica e Disclaimer - Cookies Policy - Copyright © 2005-2012 Rock Guitar Academy srl
Seguici online